Corso di Scenografia Virtuale
Relazione sull’incontro del 7 maggio 2019 al MACRO Asilo di Roma
#softscience #performingmedia
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L’incontro al MACRO Asilo di Roma ha trattato il complesso tema dei Performing Media. Abbiamo avuto il privilegio di incontrare i grandi nomi del settore scenografico virtuale tra cui: Michele Sambin, Marco Quondamatteo, Carlo Presotto e Gregorio Panini, figlio d’arte dell’attore Silvio. I temi discussi durante l’incontro sono di indiscutibile attualità ed abbracciano i campi della tecnologia, del teatro, della performance artistica e delle nuove forme d’arte in generale. L’artista M. Sambin ha raccontato per primo il suo lavoro anche grazie a diversi contenuti multimediali che esemplificassero le sue opere di sconcertante impatto, tra cui: “Il tempo consuma” (1978), “Autointervista”, “oihccepS” (1976) e “S. Lucia”. La sensibilizzazione sul mondo di oggi legata alla responsabilità morale che ogni individuo dovrebbe sentire nei confronti del proprio presente è alla base del messaggio veicolato dagli autori presenti a #softscience. Ho trovato toccante l’intervento di G. Panini, giovane promessa del settore, che ha scelto di proseguire il percorso del padre onorandone la memoria e arricchendone ulteriormente il lavoro svolto con il gruppo di “Koinè”. In quanto futura designer, infatti, il concetto di “ecosofia” esposto da Panini mi è particolarmente caro e rientra a pieno titolo tra i punti di svolta di cui anche il mio lavoro dovrà tener conto. Creare emozione invece che esprimerla è la vera innovazione apportata da questi artisti, i quali puntano a sconcertare gli spettatori, nel bene e nel male. A tal proposito è da sottolineare la profondità dell’opera “In una notte senza luna” di Sambin, ambientata in un uliveto pugliese che l’autore ha trasformato in superficie da mappare impreziosendo la performance grazie al mapping in tempo reale per conferire maggior spettacolarità al tutto. L’artista, originario delle zone del Salento, ha voluto riportare all’attenzione generale degli spettatori il problema gravissimo degli uliveti malati, dando vita ad un nuovo mondo, virtuale ed utopico, che ridesse vita agli alberi danneggiati, simbolo da secoli di quelle terre meravigliose. In ultimo, la performance di Ariella Vidach, ballerina e coreografa affermata da anni nel settore, ha dato prova del sottile confine tra arte e tecnologia, grazie ad un’esibizione dalla fortissima carica espressiva ed emozionale. “La tecnologia permette di superare i limiti fisici del nostro corpo amplificandone le possibilità”, ha sostenuto l’artista, “ma bisogna mantenere alta l’attenzione per non farsi sopraffare da tutta questa modernità”. Questa riflessione, figlia del nostro tempo, si è dunque caricata di nuovi significati intimamente connessi alla condizione umana e all’arte, che da sempre è capace di abbellire con una patina dorata tutto ciò che tocca.
Marta Petitta
